Come funziona un allenamento tipico con il tennis on the beat?
In genere la sessione specifica con la musica dura in campo circa 20 minuti: si comincia sempre con il warm up, utilizzando un ritmo consono e poi si lavora successivamente sempre lavorando con la musica per curare un aspetto tecnico specifici (…)
(…) Entriamo nel concetto del “tennis on the beat”, di cui possiamo dire che sei il papà:
Sì, ho anche registrato il marchio e la comunicazione è stata affidata alla Nexo Corporation e ne sono orgoglioso… perché il nome deriva da una intuizione di una persona cara… anche se ad oggi condivido tutto il progetto con la Psicologa dello sport Alessandra Parroni e naturalmente il Coach Alberto Castellani.
Chi devi ringraziare per i risultati ottenuti?
In primo luogo mia moglie che è una santa!!! Non è facile vivere con un uomo che dopo 12 ore di lavoro fuori casa torna in famiglia e si mette a studiare fino a notte fonda… se la mia famiglia non avesse assecondato queste mie aspirazioni forse il tennis on the beat non esisterebbe… Poi collaboro fattivamente con la psicologa Alessandra Parroni che mi è di molto aiuto e sono costantemente in contatto con Alberto Castellani per trovare soluzioni sempre migliori per gli atleti. Vorrei chiudere ringraziando un amico caro che per impegni di lavoro ha dovuto abbandonare il progetto di tennis on the beat, con il quale ho iniziato da zero, che è Cesare Bianconi. Forse se lui non mi avesse spinto a capire la musica la mia intuizione si sarebbe arenata.
Partiamo dal principio, quando è scattata la scintilla?
È incredibile come le idee nascano spesso casualmente: andai a vedere una esibizione di un coro in cui mia madre si esibiva in chiesa e restai impressionato dal direttore d’orchestra e dai suoi movimenti, alzava e abbassava le mani e pensai se avessi potuto anche io gestire un giocatore allo stesso modo….e quindi mi venne spontaneo associare ritmo e coordinazione …e mi dissi che volevo trovare un tennista che giocasse a ritmo di musica, ma con una musica personalizzata, adattata…non avevo un’idea chiara di dove mi avrebbe portato questa intuizione ma avevo deciso che volevo approfondire il tutto…
E che tipo di esercizi proponi?
Un esercizio che nel corso del tempo ho perfezionato e considero molto importante è il “canta che ti passa”, che si pone l’obiettivo di far trovare al tennista principalmente 3 ritmi: il massimo ritmo sostenibile, un ritmo medio, e uno minimo, da poter utilizzare nei vari momenti del match. L’ideale è trovare il proprio ritmo di confort, in cui l’atleta trova sicurezza e per questo abbiamo pensato di trovare un metodo che si chiama Record of Memory” In pratica il giocatore riporta alla memoria un determinato ritmo o melodia che lo aiuta a rientrare nello stato emotivo più idoneo. Del resto non potendo portare un ipod in campo questa capacità diventa necessaria.
Come molti psicologi dello sport insegnano alcune routines (ad esempio si possono prendere quelle di Nadal prima di servire) aiutano a trovare uno stato emozionale equilibrato, ecco, noi abbiamo pensato di utilizzare dei suoni per questo, che riportati alla mente attraverso la memoria fungano da stabilizzatori emotivi e aiutino il gesto tecnico. Prima ancora però abbiamo pensato ad un “motivo musicale” di attivazione che fornisca uno shock elettrico all’atleta: se si guardano i nuotatori prima delle gare si battono le mani sui muscoli per attivarli correttamente, noi abbiamo pensato di fare allo stesso modo attraverso la musica, attivando però mente e corpo allo stesso tempo.
Chi sceglie le musiche?
All’inizio io, perché oramai mi sento abbastanza in grado di dare un consiglio sulla musica… ma poi tutte le musiche vanno bene… dalle più famose a quelle meno conosciute, anche e soprattutto quelle commerciali. Tutte le musiche vengono elaborate da un DJ (deejay Matteo Bini), poi ascoltate dall’atleta, e utilizzate per il training, infine il tennista dà il suo feedback e si decide se quella musica va bene o meno.
autore dell’intervista : Alessandro Zijno